Storia Brasile dal 1800 al 1960
Il Brasile rimase sotto il controllo coloniale del Portogallo fino a quando l’imperatore Pedro I non salì al trono, nel 1822: le rivolte del popolo brasiliano si perpetuarono fino all’aprile del 1831, allorchè Pedro I abdicò forzatamente per cedere lo scettro a suo figlio Pedro II, un bambino di soli 5 anni. Pedro II divenne un uomo preparato e dalla grande perizia politica: favorì un periodo di intensa espansione economica, migliorando le infrastrutture ed istituendone delle nuove; l’aristocrazia terriera beneficiò particolarmente delle politiche imperiali, inaugurando nel 1860 la prolifera coltivazione intensiva delle piante di caffè. Pedro II fu anche promotore dei flussi migratori dall’Europa al Brasile.
Sebbene i principi che reggevano le riforme di Pedro II fossero visibilmente orientate al liberismo, i modi per renderli effettivi erano tutt’altro che pacifici e democratici. La frangia conservatrice del Paese riuscì ad allearsi con l’esercito per organizzare un colpo di stato: nel 1889 il dispotismo di Pedro II si concluse a favore della fondazione della repubblica. A favorire il rovesciamento del regime imperiale vi era inoltre la situazione storico politica del Paese, giacchè sia l’imperatore che le classi ai vertici dell’amministrazione reale avevano già avvertito lo smorzamento delle spinte monarchiche, dovuto anche alle correnti razionaliste diffuse in quel periodo. Il nuovo Brasile somigliava molto agli Stati Uniti per quanto riguardava l’impianto istituzionale, la matrice laica e l’elaborazione della costituzione.
La neonata repubblica non si scoraggiò davanti alle pressioni dell’esercito e della flotta, respingendo tutti gli attacchi; dal 1894, data di elezione del presidente Barros, fino al 1930 si avvicendarono nella più totale legittimità dodici diversi presidenti, che condussero il Paese verso una fiorente condizione economica, favorita dalla ingente esportazione di caffè e dall’arrivo crescente di immigrati provenienti per lo più dall’Italia, dal Portogallo e dalla Spagna.
Già nel 1914 il Brasile si era imposto come lo Stato più importante di tutta l’America Latina, ma le cose cambiarono velocemente: la crisi economica del decennio successivo causò la contrazione dei mercati europei, che si chiusero al commercio estero; inoltre, il crollo vertiginoso del caucciù e del caffè e la profonda crisi del ’29 misero in ginocchio il Paese e i suoi organi di governo. Getúlio Vargas, il leader del partito liberale, istituì un governo transitorio di stampo dispotico che durò fino al colpo di stato militare del 1945; l’anno dopo, fu redatta una nuova costituzione dal sapore democratico e federalista.