Cinema in Brasile

 

cinema brasilianoCinema in Brasile

In Brasile il cinema fu introdotto quasi contemporaneamente ai primi esperimenti messi a punto in Francia dai fratelli Lumiere. Dopo l’inaugurazione a Rio de Janeiro del primo cinematografo dotato di proiettore, evento che risale al 1896, le sale cinematografiche della città iniziarono a proliferare raggiungendo, nell’arco di un solo decennio, circa la ventina. Al primo film brasiliano, “Os Estranguladores” del regista Antônio Leal, risalente proprio a questi anni, ne seguirono altri che diedero un importante contributo allo sviluppo della cinematografia brasiliana.

 

Dal Primo Film agli anni ‘50
Il primo film ad entrare nella storia del cinema brasiliano è stato “Limite”, capolavoro surrealista del cinema muto che narra le inquietudini del genere umano, realizzato nel 1930 dal regista-sceneggiatore Mario Peixoto. Pochi anni più tardi, nel 1933, con la realizzazione di “A voz do Carnaval”, primo film con Carmen Miranda prodotto dalla Cinédia, nacque la chanchada, il genere di commedia musicale tipicamente brasiliano, contrassegnato da una comicità ruspante, che si sarebbe affermato nella produzione cinematografica del Paese per svariati anni. Bisogna però aspettare la fine degli anni ’40 perché vengano gettate le fondamenta di una vera e propria industria cinematografica: con il ritorno in patria di Andrea Cavalcanti, primo registra brasiliano di fama internazionale, e l'arrivo dall’Europa di numerosi tecnici esperti, venne fondata la prima casa cinematografica brasiliana, la Vera Cruz Film, alla quale si deve la produzione di rinomati film di qualità, tra cui il celebre “O Cangaceiro”, vincitore a Cannes nel 1953 come miglior film di avventura.  

 

Gli anni ’50, sotto l’influenza del neorealismo italiano, videro la nascita artistica di Nelson Pereira dos Santos, il regista brasiliano più celebre al mondo, artefice e promotore del Cinema Novo, movimento culturale sorto in Brasile e successivamente affermatosi a livello internazionale. Reclutando i propri attori dalla strada, il regista inaugurò il movimento neorealista brasiliano realizzando, nel 1955, “Rio, 40 Graus”, un lungometraggio a basso costo. Sulla scia del lavoro iniziato da Pereira dos Santos, agli inizi degli anni ‘60 il regista Anselmo Duarte girò “Pagador de promessas”, che nel 1962 vinse la Palma d’Oro di Cannes. Ma, a prescindere dall’aspetto artistico, l’elemento più innovativo del Cinema Novo fu la sua capacità di focalizzare l’attenzione sui conflitti interni al Paese, ispirandosi in questo anche ad alcuni celebri romanzi autoctoni che descrivevano le contraddizioni esistenti in seno alla società brasiliana.

 

Tra i film caposaldi del Cinema Novo si ricordano: “O diabo na terra do sol” di Glauber Rocha, incentrato sul fanatismo politico e religioso del NordEst del Paese, “Noite vazia” dello stesso Glauber Rocha, che tratta dell’emarginazione degli immigrati a San Paolo, e infine “Vidas secas” di Pereira dos Santos, che narra il dramma di una famiglia la quale, costretta dalla siccità, deve abbandonare la propria terra.

 


Verso la fine degli anni ’60, dall’evoluzione del Cinema Novo nacque un nuovo movimento culturale, il Tropicalismo, che permeò non solo lo scenario cinematografico brasiliano, ma l’intera produzione artistica del Paese. Film cult del Tropicalismo è “Macunaíma” di Joaquim Pedro de Andrade, tratto dall’omonimo romanzo dell’autore Mario de Andrade, nel quale il regista narra, con una vena surreale, la storia di un indio che dalla foresta amazzonica si trasferisce in una grande città.

Un interessante film documentario sul Tropicalismo, opera di Marcelo Machado, si chiama Tropicalia ed è uscito nel 2012.